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Termini e condizioniLa dopamina e il circolo vizioso delle ricompense
Quando riceviamo un 'mi piace', una notifica o visualizziamo un video virale, il nostro cervello rilascia dopamina, un neurotrasmettitore legato al piacere e alla motivazione. E il sistema che viene attivato di conseguenza, chiamato circuito della ricompensa, coinvolge aree come il nucleo accumbens, lo striato ventrale e la corteccia prefrontale del nostro cervello.
Uno studio pubblicato su JAMA Pediatrics (Maza et al., 2023) ha dimostrato che gli adolescenti che controllano frequentemente i social (oltre 15 volte al giorno) mostrano un’attivazione alterata delle regioni cerebralisopracitate. E in particolare, presentano una ridotta risposta alle ricompense sociali rispetto ai coetanei meno assidui, cosa che suggerisce una desensibilizzazione progressiva che spinge a cercare stimoli sempre più intensi.
La trappola dei ‘like’ e dei video personalizzati
Le piattaforme come TikTok e Instagram utilizzano algoritmi che personalizzano i contenuti, creando un’esperienza su misura per l’utente. Ricerche condotte in Cina (Su et al., 2021) hanno però evidenziato che i video brevi e personalizzati attivano il default mode network (DMN), una rete cerebrale associata al sogno a occhi aperti e all’autoreferenzialità. Questo meccanismo spinge gli utenti a immergersi in un flusso infinito di contenuti, riducendo così la capacità di interrompere lo scrolling e favorendo un uso compulsivo delle piattaforme in questione.
Modifiche strutturali nel cervello degli adolescenti
Durante l’adolescenza, il cervello è in fase di sviluppo e particolarmente plastico. Ma un uso intensivo dei social media può alterare la sensibilità delle aree legate al controllo degli impulsi (corteccia prefrontale) e alla regolazione emotiva (amigdala). Nei soggetti che controllano spesso le notifiche, quindi, si osserva una minore attivazione di queste regioni, con possibili ripercussioni (negative) su decisioni e gestione delle emozioni.
Inoltre, si penipotatura neuronale – un processo fisiologico che “sfoltisce” le connessioni cerebrali non utilizzate – sia in grado di rinforzare i percorsi legati alla ricompensa sociale, rendendo in questo modo più difficili l'autocontrollo e la concentrazione su attività non digitali.
Dipendenza e salute mentale: un legame pericoloso
L’attivazione ripetuta del circuito della dopamina crea una forma di dipendenza comportamentale. Come spiegato da Crone & Konijn (2018), infatti, i 'mi piace' attivano lo striato ventrale in modo analogo a una vincita economica, mentre l’esclusione sociale online attiva la corteccia cingolata, associata al dolore fisico ed emotivo.
Questo dualismo spiega perché l’uso eccessivo dei social è correlato a un aumento di ansia, depressione e bassa autostima, specialmente tra gli adolescenti. La ricerca costante di approvazione, unita alla paura di essere esclusi (FOMO, Fear of Missing Out), innesca perciò un circolo vizioso che può compromettere il benessere psicologico delle persone.
Verso un uso più consapevole dei social media
Va tuttavia notato che i social media non sono intrinsecamente dannosi, ma è il loro design – basato su algoritmi che sfruttano al massimo i nostri meccanismi cerebrali – a richiedere una gestione consapevole e oculata. Limitare il tempo di esposizione, disattivare le notifiche e promuovere attività offline sono quindi strategie essenziali per proteggere il nostro cervello, soprattutto durante le fasi più vulnerabili del suo sviluppo. Insomma, non sono i social media in sé il problema, ma l’uso compulsivo che ne facciamo. E la vera sfida è riuscire a trovare un equilibrio reale tra connessione digitale e salute mentale.