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Termini e condizioniCosa ha dichiarato Zelensky sulla Crimea
Durante un briefing a Kiev il 22 aprile, Zelensky ha dichiarato che “l’Ucraina non riconoscerà in nessun caso l’occupazione russa della Crimea”. Il presidente ha sottolineato che accettare una simile richiesta violerebbe la Costituzione ucraina e i principi fondamentali della sovranità nazionale: “Non c’è nulla di cui parlare. Questo viola la nostra Costituzione. Questa è la nostra terra, la terra del popolo ucraino”.
Il rifiuto di Zelensky si inserisce in un contesto di forti pressioni internazionali. Secondo quanto riportato da diversi media, tra cui Axios e Fox News, gli Stati Uniti avrebbero infatti presentato nelle scorse settimane un piano di pace che prevedeva, tra le altre cose, il riconoscimento della Crimea come territorio russo e la rinuncia dell’Ucraina all’ingresso nella NATO, in cambio di garanzie economiche e militari da parte europea. Questa proposta, però, è stata immediatamente respinta da Kiev, che ha ribadito la volontà di discutere solo dopo un cessate il fuoco totale o parziale e senza alcuna concessione territoriale.
Zelensky ha inoltre avvertito che qualsiasi discussione ufficiale sullo status della Crimea rischia di spostare i negoziati su un terreno favorevole a Mosca, permettendo alla Russia di dettare le condizioni e di prolungare il conflitto: “Appena si comincia a parlare della Crimea e dei nostri territori sovrani, i negoziati entrano nel formato voluto dalla Russia, che è quello di allungare la guerra. Non sarà possibile trovare un accordo rapidamente”.
Il sostegno dell’Europa e l’incognita Donald Trump
La posizione di Kiev trova il sostegno anche delle istituzioni europee, che hanno ribadito che “la Crimea è e resta Ucraina”. Tuttavia, la fermezza di Zelensky è stata criticata dal presidente statunitense Donald Trump, che lo ha accusato di ostacolare la pace e di prolungare il conflitto con la sua intransigenza.
In sintesi, per Zelensky riconoscere la Crimea come russa significherebbe non solo violare la Costituzione e la sovranità nazionale, ma anche legittimare l’annessione del 2014 e aprire la porta a ulteriori rivendicazioni territoriali da parte della Russia. Per il leader ucraino, la Crimea resta una questione di principio e di identità nazionale, oltre che un pilastro irrinunciabile per qualsiasi trattativa di pace.